martedì 31 maggio 2011

Vittorio Sereni - Occasioni di lettura (Aragno Editore)

Vittorio Sereni (1913-1983)
Un testo si definisce anche per l’uso cui è deputato. Si potrebbe partire dal ricevente (il lettore) per derivarne la categoria: dal grado minimo della scrittura diaristica (scrittore e lettore che coincidono) al grado massimo del bestseller, del testo sacro, della scrittura canonizzata e nota a tutti. Come giudicare allora i testi nati esclu-sivamente per uso interno, rivolti a pochissimi lettori e sempre quelli, come i giudizi editoriali? Sono scritti di lavoro, ipotesi, riflessioni personali, un discorso semi-pubblico che si divulga solo in casi molto rari, in genere quando l’autore dei giudizi è anch’egli uno scrittore molto noto. È il caso, sicuramente, di Vittorio Sereni. Del poeta di Luino si conoscevano i giudizi espressi per la Mondadori a partire dal 1958, ma non ancora quelli stesi negli anni precedenti per altre case editrici, su di un arco che va dal 1948 al 1958. Raccolte da Francesca D’Alessandro per i tipi di Nino Aragno Editore, queste “occasioni di lettura” sono una piacevole scoperta, un viaggio in una piccola galassia di minori (soprattutto poeti) tra cui spicca qualche grande nome (Andrea Zanzotto, Pier Paolo Pasolini, Attilio Bertolucci, Ezra Pound) accanto ad altri di caratura intermedia (Bartolo Cattafi, Maria Luisa Spaziani, Giovanni Arpino), tutti oggetto di pagine accurate, scritte con stile impeccabile. Per gli amanti delle profezie, il gioco sta nel verificare dove il giudizio di Sereni, comunque attento alle ragioni del mercato editoriale oltre che letterarie in senso stretto, ha saputo precorrere i tempi scovando con competenza una voce sicura (ma non sempre, si vedrà, il suo parere fu decisivo nell’ottica di una pubblicazione del volume, o del suo abbandono). Quel che conta, alla fine, è quanto del recensore traspare da queste schede di lettura, sempre ugualmente serio – perché privo di pregiudizi – nell’avvicinarsi alle voci altrui, sempre pronto a cogliere la novità stilistica o la profondità umana negli scrittori suoi contemporanei.

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