lunedì 14 novembre 2011

Alessandro Stellino - Incendi (Il Maestrale)

Alessandro Stellino riesce in un’impresa impossibile: rinnovare la lezione di Salinger dando finalmente nuova linfa a un filone tra i più usurati della narrativa contemporanea post Giovane Holden (1951). Lo schema è simile a quello di molti romanzi pubblicati negli ultimi anni: una voce in prima persona, giovanile, caratterizzata linguisticamente, una finta-confessione dai tratti genuini e dall’andamento scorrevole, con un’aria sospesa di mistero e di non-detto. Che cosa rende dunque questo libro diverso da decine di altri?
A prima vista la scelta per una voce femminile (Perla) divisa tra ingenuità e malizia, non troppo infantile e non ancora adulta, per di più sarda, con tutte le implicazioni di lingua e di stile che questo comporta: «Se c’è un insetto che proprio non sopporto quello è la cavalletta. Al primo posto le cavallette, al secondo i buvoni. C’è a chi gli fanno più schifo i buvoni ma a me no. Prima cosa, i buvoni esistono solo d’estate e anche se sono dei babbuzzi un bé brutti non se ne vede uno prima che è tramontato il sole…». Il romanzo di Stellino è tanto più sorprendente se si pensa che da questo incipit fino alla conclusione del racconto di Perla (p. 85), l’arcata discorsiva non fa una piega, fingendo in ogni più piccolo dettaglio la parlata della ragazzina sarda, al punto che l’autore (cosa rarissima) letteralmente scompare dietro il suo personaggio. Di più, al sovrano controllo stilistico contribuisce l’accostamento di una seconda parte (finto-giornalistica) che svela senza dare loro troppa importanza alcuni misteri che nella prima erano stati soltanto adombrati. Ma la verità dei personaggi non è nello svelamento, bensì negli occhi (e nella lingua) di Perla che sono il cuore stesso del romanzo.
Copertina, titolo e sottotitolo, pur se di pregevole fattura, rischiano di trarre in inganno: simili libri si vorrebbero stampati in bianco e nero, con sobrietà, per costringere il lettore ad una auscultazione diligente e silenziosa del testo. Non è un giallo.